Aiuti alle industrie che investono in efficientamento: per le PMI saranno più alti

È con un comunicato stampa del 25 agosto scorso che il Ministro Giorgetti ha annunciato la firma di nuovi decreti, tra cui anche quello per rafforzare i contratti di sviluppo, applicando le disposizioni del temporary framework adottato dalla Commissione europea presente nella sezione 2.6 del Quadro temporaneo degli aiuti di Stato a seguito della crisi ucraina. Questo decreto prevede il regime agevolato per gli investimenti e i progetti industriali che permettano di ottenere una riduzione di emissioni di gas serra e di energia, all’interno di una cornice di decarbonizzazione e implementazione dei processi di efficientamento energetico, anche alla luce dei tagli ai consumi resi necessari dal conflitto ucraino.

Sono soddisfatto per l’ulteriore risultato ottenuto in favore delle aziende danneggiate dagli effetti della guerra che ora potranno contare su altre misure che agevolano programmi e innovazioni per la tutela ambientale“, ha sottolineato Giorgetti. “Unendo le forze e utilizzando in maniera diversa gli strumenti a disposizione siamo in grado di sostenere meglio la nostra industria in un periodo particolarmente difficile, stretta tra gli effetti negativi del conflitto in Ucraina e il caro energia”.

Il Mise prevede quindi una agevolazione per gli investimenti e i progetti che riusciranno a portare ad una riduzione di almeno il 40% delle emissioni inquinanti di CO2 prodotta da imprese che utilizzano energia ottenuta da combustibili fossili, attraverso processi di elettrificazione dei sistemi produttivi o con l’introduzione di fonti alternative come l’idrogeno rinnovabile ed elettrolitico. L’agevolazione potrà essere applicata anche ottenendo una riduzione di almeno il 20% del consumo di energia in relazione alle attività sovvenzionate.

Il provvedimento, pronto per la registrazione alla Corte dei Conti, dispone di allocare risorse economiche dal Fondo sviluppo e coesione nella misura di 1,5 miliardi per le domande dei contratti di sviluppo già presentate e 500 milioni di euro per i nuovi progetti, e ha inoltre semplificato alcuni aspetti per accelerare l’iter amministrativo necessario per ottenere la concessione delle sovvenzioni, anche per tutti quei contratti che non si fondano sul regime temporaneo UE.

Gli incentivi, validi fino al 30 giugno 2023 e non cumulabili con altri tipi di aiuti, possono arrivare a coprire fino al 40% dei costi ammessi, ma per le medie imprese la percentuale sale al 50% e arriva al 60% per le piccole imprese. Qualora gli investimenti dell’azienda portino a ridurre le emissioni di almeno il 55% e a tagliare il consumo di energia di almeno il 25%, l’aiuto statale aumenta di un altro 15%.

Le condizioni per poter accedere a queste agevolazioni riguardano, oltre alle percentuali di riduzione di CO2 e dei consumi energetici, anche le tempistiche di realizzazione dei sistemi di efficientamento. Tutti gli impianti di produzione che verranno finanziati, infatti, dovranno essere in funzione entro 24 mesi dalla concessione oppure, nel caso di impiego di idrogeno rinnovabile ed elettrolitico, entro 30 mesi dal finanziamento. Qualora ci sia un ritardo nella messa in funzione, l’azienda subirà un taglio dell’incentivo per ogni mese di dilazione.

Un caso particolare riguarda poi le imprese che rientrano nel sistema ETS di scambio di quote di emissioni di gas serra. Per queste aziende la riduzione delle emissioni deve essere inferiore al tetto che il sistema ha fissato per l’ottenimento gratuito delle quote.

Tutti questi provvedimenti rappresentano un importante strumento di politica industriale che permette alle aziende e soprattutto alle PMI di far fronte alla crisi legata al conflitto e di procedere nel percorso di decarbonizzazione e transizione energetica secondo le linee e i dettami indicati dall’Unione Europea.