Una nuova microturbina C1000S per il Comune di Bardonecchia

IBT Group insieme a Capstone Green Energy Corporation ha consegnato una nuova microturbina C1000 Signature Series per l’alimentazione di un impianto di teleriscaldamento nel Comune di Bardonecchia. Si tratta della seconda installazione di una Turbina Capstone per il Gruppo Energetica S.p.A., società di servizi energetici e gestore dell’impianto. È la seconda volta che Energetica S.p.A. sceglie di affidarsi a IBT Group per un progetto, a conferma del valore e dell’affidabilità della tecnologia impiegata. Nel 2016, infatti, la società energetica aveva commissionato una microturbina Capstone per la centrale di teleriscaldamento di Cervinia e, quest’anno, i gestori dell’impianto hanno scelto nuovamente la stessa tecnologia delle microturbine Capstone come fonte di energia.

Ilario Vigani, Founder & CEO di IBT Group ha dichiarato: “Il nostro cliente conosceva già i sistemi di cogenerazione ad alta efficienza Capstone e questo ordine ripetuto dimostra che apprezza chiaramente l’affidabilità energetica offerta dai sistemi basati su microturbine a basse emissioni e ad energia pulita”.
 


 
La microturbina C1000S, alimentata a gas naturale, consentirà la continuità del servizio di energia elettrica e calore per la popolazione dell’area e garantendo l’affidabilità energetica. Nei sistemi di teleriscaldamento, la caldaia di ogni utente viene rimossa e viene collegata a un’unica rete di distribuzione dell’acqua calda. Ciò consente di produrre calore a livelli di efficienza più elevati e con un migliore controllo delle emissioni. Quando il calore viene prodotto attraverso un impianto di cogenerazione, il ciclo di produzione funziona in modo più efficiente, con un maggiore risparmio energetico. Il teleriscaldamento è un impiego ideale per le microturbine Capstone, che combinando la produzione di calore ed energia a servizio di una unica area, risultano più efficienti rispetto all’utilizzo delle caldaie per ogni singolo edificio. La consegna e il posizionamento in sito della microturbina sono avvenuti con successo nel mese di giugno e si prevede di avviare l’impianto nel mese di settembre al completamento degli impianti elettrici e meccanici a corredo della microturbina.

La messa in servizio della microturbina è prevista per dicembre 2023.
 

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EV Charging visto da Capstone

Capstone Green Energy, società statunitense leader e principale produttore al mondo di sistemi energetici che puntano a ridurre le emissioni di carbonio attraverso l’utilizzo di turbine a gas con tecnologia oil-free, raggiungendo l’obiettivo con successo, collabora con IBT Connecting Energies per fornire microturbine e costituire in Italia MICROGRID innovative con stazioni di ricarica integrate destinate a veicoli elettrici (EV). I sistemi di alimentazione portatili e permanenti di Capstone, infatti, offrono una soluzione compatta, modulare, efficiente ed ecologica per alimentare un’ampia gamma di applicazioni, inclusa la ricarica dei veicoli elettrici. Capstone Green Energy, in altre parole, s’impegna nella rivoluzione della mobilità elettrica e dell’energia verde. Le microturbine a basse emissioni di Capstone possono infatti essere integrate nella rete o utilizzati per posizioni remote o fuori rete, rendendoli ideali per alimentare le stazioni di ricarica dei veicoli elettrici (EV). Tale affidabilità ed efficienza sono particolarmente vantaggiose per la ricarica in Corrente Continua rapida, che non solo riduce il tempo necessario per caricare un veicolo elettrico, ma aumenta anche efficacemente l’autonomia. Questi sistemi versatili possono essere alimentati anche con RNG (il gas naturale rinnovabile o biometano), idrogeno biodiesel, E-fuels, oltre ai carburanti più tradizionali, arrivando quindi a ricariche rinnovabili al 100%, contribuendo a ridurre al minimo il loro impatto sull’ambiente: un’opzione interessante per le organizzazioni che cercano di ridurre l’impronta di carbonio.

Previsioni di costruzione di reti di ricarica

Il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione delle emissioni di GHG (gas serra) del 55% entro il 2030, declinato nel miglioramento delle performance energetiche degli edifici e nei target di risparmio energetico annui che ciascuno Stato deve raggiungere, rappresenta il filo conduttore dell’evoluzione delle policy europee per l’efficienza energetica. Ma da cosa dipende, in particolare, la realizzazione di emissioni zero allo scarico attraverso l’uso di veicoli elettrici (EV) nello specifico entro il 2035? “Semplicemente” dall’infrastruttura di ricarica dei veicoli elettrici. National Grid prevede da 2,7 a 10,6 milioni di veicoli elettrici entro il 2030 e fino a 36 milioni entro il 2040 almeno nel Regno Unito. L’implementazione di successo dei veicoli elettrici non è realisticamente attuabile senza l’esistenza di un numero elevato di punti di ricarica e di una rete di ricarica efficiente. Ciò significa che per far fronte all’aumento dei veicoli elettrici, entro il 2030 sono necessari quasi 29.000 punti di ricarica. In Italia, invece, considerando un andamento dei consumi energetici dei settori industriale, terziario e residenziale in linea con il trend storicamente registrato a livello nazionale, si stima una diminuzione generale dei consumi complessivi al 2030 di circa il 4% rispetto al 2021. Nello specifico, si stima un incremento moderato degli investimenti per l’efficienza energetica industriale e un aumento più consistente negli ambiti terziario e residenziale.

L’accelerazione degli investimenti italiani

Questo cambio di passo negli investimenti è considerato ancora più fondamentale alla luce della progressiva introduzione da parte dell’Unione Europea di target di efficientamento più ambiziosi, focalizzati in particolar modo sul miglioramento delle prestazioni energetiche e sulla decarbonizzazione in ambito edilizio. Si auspica la messa a punto di nuovi meccanismi incentivanti che vadano a supportare l’efficientamento di questo settore e a stimolare gli investimenti, nel contesto di una transizione efficiente ed efficace che valorizzi tutte le fonti energetiche green e che coinvolga tutti i consumatori finali.

Il programma ShiftToGreen e la partnership Capstone-Indycar per il 2023

Capstone Green Energy si impegna ad aiutare le aziende #ShiftToGreen a raggiungere i loro obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio più velocemente e a rispondere alla necessità di energia affidabile e una migliore efficienza della struttura. I sistemi di alimentazione di Capstone offrono una soluzione compatta, modulare, efficiente ed ecologica per alimentare un’ampia gamma di applicazioni, inclusa la ricarica dei veicoli elettrici. Questi sistemi, forniti da IBT Connecting Energies GmbH, sono alimentati da microturbine Capstone Green Energy, una tecnologia altamente affidabile ed efficiente che produce energia pulita e generandola quando l’alimentazione di rete non è disponibile o il servizio di rete è in ritardo.

Capstone Green Energy-INDYCAR

Capstone Green Energy è tornata da protagonista nella NTT INDYCAR® SERIES come partner della Honda n. 29 Andretti Steinbrenner Autosport pilotata da Devlin DeFrancesco. INDYCAR© dimostra, così, grande impegno nella sostenibilità sia in pista che fuori pista, con l’obiettivo di ridurre l’impronta di carbonio del motorsport. I weekend di gara a emissioni zero su pista di Andretti Autosport saranno caratterizzati dallo sfruttamento di una microturbina Capstone Green Energy C65, che utilizza gas naturale rinnovabile (RNG o Biometano) per alimentare la struttura di ospitalità VIP del team. La microturbina Capstone C65 in loco sarà inoltre dotata di una stazione di ricarica per veicoli elettrici, consentendo agli ospiti di Andretti Steinbrenner Autosport con veicoli elettrici di utilizzare una stazione di ricarica a emissioni zero. Questa innovativa soluzione di alimentazione portatile è fornita da Capstone Green Energy.

Cos’è l’RNG nello specifico?

L’RNG (Biometano) è considerato un combustibile a zero emissioni di carbonio perché deriva da fonti organiche, come rifiuti alimentari, ritagli di giardino e materiali di origine animale e vegetale. Questo si rivela ancora più vantaggioso quando è prodotto da rifiuti organici che altrimenti si decomporrebbero e creerebbero emissioni di metano. Le microturbine alimentate a RNG possono fornire energia pulita e affidabile alle stazioni di ricarica per veicoli elettrici, rendendole un’opzione più ecologica e sostenibile rispetto alle fonti di energia tradizionali. Dunque, utilizzando l’RNG, Andretti Steinbrenner Autosport neutralizza le emissioni di CO2 di tutte le attività di gara in pista tra i quattro piloti del team nel corso delle sessioni di prove libere, qualifiche e gara dei weekend di campionato.

Photo Credit: racefans.net

In cantiere un nuovo ordine C1000 per un’applicazione di teleriscaldamento a Bardonecchia

IBT Group insieme a Capstone Green Energy Corporation ha annunciato di aver ricevuto un ordine per una microturbina C1000 Signature Series per l’alimentazione di un impianto di teleriscaldamento nel Comune di Bardonecchia. È il secondo ordine di Turbina Capstone per il Gruppo Energetica S.p.A., società di servizi energetici e gestore dell’impianto. La messa in servizio della microturbina è prevista per dicembre 2023.

Il teleriscaldamento è un impiego ideale per le microturbine Capstone, che combinando la produzione di calore ed energia a servizio di una unica area, risultano più efficienti rispetto al servizio per singoli edifici scollegati e quindi con le caldaie separate.

Il fatto che una realtà già cliente storico di IBT Group abbia asssegnato un secondo ordine è una conferma del valore e dell’affidabilità della tecnologia impiegata. Nel 2016, Energetica S.p.A. aveva commissionato una microturbina Capstone per la centrale di teleriscaldamento di Cervinia e, quest’anno, i gestori dell’impianto hanno scelto nuovamente la stessa tecnologia delle microturbine Capstone come fonte di energia.

“Il nostro cliente conosceva già i sistemi di cogenerazione ad alta efficienza Capstone e questo ordine ripetuto dimostra che apprezza chiaramente l’affidabilità energetica offerta dai sistemi basati su microturbine a basse emissioni e ad energia pulita”, ha dichiarato Ilario Vigani, Founder & CEO di IBT Group.

La microturbina C1000S, alimentata a gas naturale, consentirà la continuità del servizio di energia elettrica e calore per la popolazione dell’area e garantendo l’affidabilità energetica. Nei sistemi di teleriscaldamento, la caldaia di ogni utente viene rimossa e viene collegata a un’unica rete di distribuzione dell’acqua calda. Ciò consente di produrre calore a livelli di efficienza più elevati e con un migliore controllo delle emissioni. Quando il calore viene prodotto attraverso un impianto di cogenerazione, il ciclo di produzione funziona in modo più efficiente, con un maggiore risparmio energetico.

Perché è importante monitorare gli assorbimenti elettrici di una azienda

Tra le voci di spesa che più impattano sui bilanci delle aziende, quelle che riguardano le utenze e, in particolar modo, il consumo di energia elettrica sono le più rilevanti. Ecco perché le imprese pongono sempre maggiore attenzione ai modi per efficientare il funzionamento degli impianti in un’ottica di risparmio energetico e, di conseguenza, economico.

Quando parliamo di efficienza energetica, quindi, la questione degli assorbimenti elettrici va conosciuta e tenuta costantemente monitorata, per poter stimare prima e tenere sotto controllo in seguito, il consumo dell’azienda.

QUANDO SI PARLA DI ASSORBIMENTO ELETTRICO

Quando parliamo di assorbimento energetico non facciamo riferimento al consumo generale di un impianto o di un sito produttivo, bensì all’energia che quel sistema o dispositivo assorbe in uno specifico momento del suo processo di funzionamento.

Ecco perché, anche a causa dell’aumento del costo dell’energia elettrica, le aziende devono diminuire ed ottimizzare il consumo cercando di analizzarlo regolarmente e verificando l’assorbimento del carico. Per fare questo, anche per quelle aziende che non incorrono nell’obbligo di un audit energetico regolare, è sempre consigliabile effettuare una diagnosi energetica che metta definisca con precisione come e dove avvengono i consumi, al fine di valutare la fattibilità di un progetto di efficientamento.

COME SI CALCOLA L’ASSORBIMENTO ELETTRICO?

Poiché l’assorbimento elettrico non riguarda il consumo generale dell’impianto ma la potenza elettrica assorbita in un preciso momento del funzionamento, per calcolare il consumo totale bisogna partire dalla definizione di potenza elettrica espressa in kW. Si tratta, cioè, della quantità di energia assorbita nell’unità di tempo che differisce dalla quantità di energia assorbita durante il funzionamento per un tempo t, espressa in kWh. Questa premessa ci permette di calcolare, in un preciso intervallo di tempo, i kWh, data la potenza, attraverso la stima del numero di ore di funzionamento di un sistema e la successiva moltiplicazione per la potenza. Se vogliamo misurare la potenza elettrica assorbita, dobbiamo dividere l’energia per le ore in cui il sistema rimane in funzione nell’intervallo di tempo.

Bisogna però tenere in considerazione alcune variabili, come ad esempio la discontinuità del consumo di energia e della potenza assorbita, che, non essendo quasi mai costanti durante tutto il ciclo di funzionamento, non permettono di effettuare un calcolo sistematico e regolare.

A COSA PRESTARE ATTENZIONE

I sistemi di produzione, di riscaldamento o di refrigerazione delle imprese hanno dei consumi energetici che rappresentano una percentuale molto significativa degli assorbimenti totali del paese. Ecco perché è molto importante monitorare con attenzione i consumi energetici dell’azienda al fine di ottenere una sensibile riduzione dei costi.

Molto spesso, elevati consumi derivano da poco puntuali monitoraggi o dalla mancata riqualificazione o sostituzione di impianti e macchinari obsoleti. Per questa ragione diventa necessario procedere ad una diagnosi energetica delle strutture e dei sistemi produttivi per individuare i processi più energivori e definire un piano strutturato di efficientamento generale dell’azienda.

Un’altra azione fondamentale per la tenuta sotto controllo dei consumi è la gestione degli impianti durante le ore di inattività o nei weekend: la modalità in stand-by, che comporta uno stock fisso di assorbimento, infatti, influisce sui carichi di potenza attiva impegnata.

Quando la Diagnosi Energetica è obbligatoria?

Conoscere i consumi di un immobile o di un complesso industriale permette di intervenire con misure di efficientamento per correggere eventuali dispersioni o per contenere gli sprechi e migliorare le performance.

Per fare questo si può ricorrere alla Diagnosi Energetica, una valutazione approfondita che comprende tutte le verifiche ed indagini effettuate su un edificio o un impianto per accertare dove venga impiegata l’energia e con quali modalità. Nello specifico la diagnosi indaga:

  1. Come e dove l’energia entra nell’impianto, stabilimento, sistema o parte di attrezzatura;
  2. Dove essa venga distribuita ed usata;
  3. Come venga convertita tra i punti di ingresso ed i suoi utilizzi;
  4. Come essa possa essere utilizzata in modo più efficace ed in modo più efficiente.

In base al D.Lgs 102/2014, la diagnosi energetica è obbligatoria, a partire dal 2015 e poi ogni quattro anni, per le imprese classificate come grandi secondo parametri occupazionali ed economici e per le aziende considerate energivore, che presentano cioè un elevato consumo energetico.

QUANDO SI PARLA DI DIAGNOSI ENERGETICA OBBLIGATORIA

Si parla di Diagnosi energetica obbligatoria quando le aziende devono per legge sottoporsi ad audit energetici regolari che monitorino il consumo di energia e le sue modalità. La norma di riferimento UNI CEI EN ISO 16247:2012 definisce criteri e metodologie che, per essere rispettati, necessitano che la diagnosi venga effettuata da soggetti accreditati e certificati.

Il Decreto Legislativo n° 102 del 4 luglio 2014 che riguarda la Diagnosi energetica obbligatoria è stato emanato per recepire la direttiva europea in materia di efficientamento energetico 2012/27/UE “Misure per la promozione e il miglioramento dell’efficienza energetica che concorrono al conseguimento dell’obiettivo nazionale di risparmio energetico”.

L’obbligatorietà sancita nel decreto riguarda le imprese considerate grandi, quelle cioè che hanno più di 250 dipendenti e un fatturato oltre i 50 milioni di euro o un bilancio annuo di oltre 43 milioni, e quelle definite energivore, rientranti cioè negli elenchi della Cassa Servizi Energetici e Ambientali per il biennio 2020/2021 delle aziende ad alto consumo energetico che secondo l’art. 2 del D.M. 5/4/2013, “consumano almeno 2.4 GWh di energia (elettrica o di diversa fonte) e il cui rapporto tra costo effettivo dell’energia utilizzata e valore del fatturato non risulti inferiore al 3%”.

Redigere un audit energetico è un obbligo di legge per le aziende che presentano le caratteristiche definite dalla normativa ma rappresenta anche una grande opportunità di efficientamento energetico che oltre a ridurre sensibilmente i costi e migliorare le performance dei sistemi produttivi, concorre a contribuire al contenimento dell’inquinamento e delle emissioni in atmosfera.

CHI SONO I SOGGETTI AMMESSI

Le diagnosi energetiche devono essere effettuate da soggetti certificati e autorizzati. Nel caso di diagnosi ad imprese è possibile rivolgersi ad ESCo (Energy Service Company) certificate secondo UNI CEI 11352, Auditor energetici e EGE certificati in conformità alla UNI CEI 11339. Diverso è il caso degli edifici pubblici o di diagnosi energetiche obbligatorie per la Pubblica Amministrazione in generale: in questo caso serve un professionista iscritto ad un Albo professionale ad eccezione delle diagnosi obbligatorie per decreto CAM che necessitano di un soggetto certificato ESCo o EGE (esperto in gestione dell’energia).

A COSA PRESTARE ATTENZIONE

Per effettuare una diagnosi energetica si devono innanzitutto sia lo storico che tutte le informazioni disponibili relative ai consumi.

In seguito viene effettuato un audit energetico che prevede una simulazione computerizzata in grado di calcolare e restituire la portata dei consumi e il fabbisogno del sistema. Dopo questa fase si procede ad una diagnosi vera e propria con l’applicazione delle diverse variabili.

 La fase finale prevede lo studio di fattibilità tecnico- economico con la definizione degli interventi, i tempi, i costi e le possibili agevolazioni fiscali da applicare.

Energy Saving per aziende: il piano per risparmiare sull’energia

All’interno delle azioni messe in campo per arginare i cambiamenti climatici, il ruolo dell’industria e del suo conseguente impatto economico-ambientale sono fondamentali nel definire un piano di crescita e sviluppo, che tenga conto della sostenibilità, del contenimento dei consumi e della riduzione delle emissioni di CO2 nell’ambiente. Allo stesso tempo, anche l’aumento dei costi delle fonti produttrici di energia ha messo, soprattutto nell’ultimo anno, al centro delle politiche di produzione industriale la questione dell’efficientamento.

Ecco perché un piano di risparmio energetico, meglio conosciuto come Energy Saving, può permettere alle aziende di contenere i consumi di energia producendo una ricaduta positiva sia in termini di costi economici che ambientali, andando nella direzione auspicata della decarbonizzazione dell’economia e degli obiettivi di diminuzione dei consumi stabilita dal PNIEC 2030 (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030).

QUANDO SI PARLA DI ENERGY SAVING

Con Energy Saving, o piano di efficientamento energetico, si intende quel sistema integrato che coinvolge analisi, progetti e interventi che un’azienda può attuare per ottenere il più alto livello di efficienza energetica. Il piano di risparmio energetico deve tenere conto del mantenimento degli standard di redditività dell’impresa, in modo che le azioni di contenimento dei consumi non rischino di penalizzare la competitività produttiva dell’azienda.

IN COSA CONSISTE L’ENERGY SAVING

Un piano di Energy Saving deve partire da un’analisi dettagliata e puntuale del fabbisogno energetico dell’azienda, attraverso una mappatura dei consumi che si vogliono efficientare. A seguire è necessario procedere con un progetto generalizzato che coinvolga il controllo e, se necessario, l’ammodernamento degli impianti preesistenti, oltre al passaggio, per la produzione energetica, da combustibili fossili alle energie da fonti rinnovabili.

Uno degli interventi più valido per massimizzare la rendita dell’impiantistica industriale è l’adozione di sistemi più efficaci, che permettano di recuperare l’energia che si produce. Tra questi i più diffusi sono quelli cogenerativi, nei quali l’energia elettrica e quella termica vengono generate contemporaneamente, e quelli trigenerativi, che utilizzano l’energia termica prodotta con la cogenerazione per alimentare un frigorifero ad assorbimento che produce acqua fredda da utilizzare negli impianti di condizionamento.

PERCHÉ LE AZIENDE DOVREBBERO VALUTARLO

Con l’aumento del costo delle fonti energetiche da un lato e la definizione degli obiettivi di decarbonizzazione dell’economia dall’altro, per le aziende che vogliono essere competitive sul mercato nazionale e sui mercati internazionali si rende necessario attuare un piano di Energy Saving. Ma gli interventi di efficientamento non hanno una ricaduta diretta soltanto nei termini economici legati alla significativa riduzione dei costi in bolletta: le pratiche di saving energetico permettono di ottenere una diminuzione dei rischi legati alle continuità forniture di energia e soprattutto un efficace taglio dei costi di manutenzione e di gestione degli impianti, con una massimizzazione delle performance e il conseguente abbattimento delle emissioni in atmosfera. 

Tutti questi vantaggi si ripercuotono significativamente anche sull’immagine aziendale, sulla credibilità internazionale ma soprattutto sull’aumento della qualità produttiva: dall’analisi effettuata per il progetto InduCo del 2018 è emerso che le aziende che hanno attuato piani di energy saving hanno aumentato del 56% il loro indice di competitività.  Infine, nel nostro paese sono presenti numerosi sistemi che incentivano le aziende che abbracciano l’adozione di piani di promozione dell’efficienza energetica: il conto termico, un incentivo sugli interventi di efficientamento, le detrazioni fiscali applicabili agli interventi di riqualificazione e i certificati bianchi, chiamati anche Titoli di Efficienza Energetica (TEE), che rappresentano senza alcun dubbio il meccanismo incentivante più importante per le industrie e vengono riconosciuti per ogni TEP ottenuto a seguito di un intervento di efficientamento.

Ecco perché l’adozione di un piano di energy saving sta configurandosi come un passaggio obbligato per le aziende che vogliono essere industrialmente competitive, che si fondi su sostenibilità, energetica e ambientale, ed efficienza.

La decarbonizzazione energetica per le aziende

Con il termine decarbonizzazione energetica si intende quel processo attivo di conversione del sistema economico verso una riduzione sempre maggiore dell’anidride carbonica (CO₂), rilasciata in atmosfera, fino alla sua completa eliminazione dai processi industriali. Il raggiungimento della carbon neutrality è tra gli obiettivi dall’Accordo di Parigi, che pone come limite il 2050 per l’azzeramento delle emissioni di gas serra nell’atmosfera e il blocco del cambiamento climatico.

Questo significa che per le aziende diventa necessario adeguarsi ad un processo di transizione energetica che consenta la decarbonizzazione così come delineata dagli accordi internazionali. Poiché il settore dell’energia è tra i maggiori responsabili delle emissioni di CO2, seguito dal comparto agricolo, dal sistema dei processi industriali e solo in ultima posizione dal settore che riguarda il trattamento dei rifiuti, è chiaro che le aziende dovranno investire pesantemente nell’adozione di fonti energetiche a basse o a zero emissioni di anidride carbonica come le fonti rinnovabili.

QUALI SONO I VANTAGGI DELLA DECARBONIZZAZIONE ENERGETICA

Il primo vantaggio della decarbonizzazione è il contributo al traguardo della Carbon neutrality e l’allineamento alle richieste di azzeramento delle emissioni varate dall’Unione Europea. In secondo luogo ci sono i vantaggi per il Paese e per le aziende, che riguardano gli aspetti economici, come il taglio dei costi dell’energia, gli aspetti  occupazionali e quelli inerenti la questione politica, divenuta spinosa e centrale negli ultimi mesi, gli aspetti dell’indipendenza energetica delle nazioni.

Inoltre la transizione energetica potrebbe trarre finanziamento dai risparmi ottenuti dalla più limitata importazione di combustibili fossili, liberando risorse nella ricerca di tecnologie sempre più pulite.

QUALI TECNOLOGIE ADOTTANO LE IMPRESE PER LA DECARBONIZZAZIONE ENERGETICA?

Per raggiungere l’obiettivo ambizioso della decarbonizzazione le aziende hanno la possibilità di imboccare diverse strade, dall’adozione del gas naturale rispetto al carbone oppure dalla scelta di un sistema di transizione che limiti l’utilizzo dei combustibili fossili come fonte di produzione di energia in favore delle  fonti rinnovabili. Tuttavia, il passaggio deve comprendere una fase intermedia, che gradualmente elimini le energie fossili e adotti fonti più sostenibili, che per loro natura sono più intermittenti e meno programmabili.

Si dovranno individuare quindi sistemi che possano  garantire  la stabilità e la funzionalità delle reti, senza penalizzare le performance e la competitività delle imprese. Tra le tecnologie da applicare in fase transitoria ci sono quelle della CCS (Carbon Capture and Storage) e della CCUS (Carbon Capture, Utilization and Storage), che permettono di ridurre le emissioni con la cattura dell’anidride carbonica attraverso l’utilizzo dell’idrogeno come vettore. I tipi di cattura sono in sostanza tre: cattura pre-combustione; cattura post-combustione  e ossicombustione. Queste tecnologie impediscono l’emissione di CO2 nell’atmosfera ma sono senza dubbio molto più complesse e costose.

A CHE PUNTO SIAMO IN ITALIA CON LA TRANSIZIONE ENERGETICA?

Tra il 2010 e il 2014 l’Italia ha aumentato il ricorso alle fonti rinnovabili per sostenere la sua richiesta di produzione energetica. Nello stesso periodo di sono registrati molti investimenti nell’efficienza energetica con sistemi di co e trigenerazione. Questo ha permesso nel 2018 (dati Ispra) di arrivare ad essere in linea con la media europea di emissioni nazionali per unità di consumo interno lordo di energia. Tuttavia negli ultimi anni il nostro Paese sta vivendo una fase di stallo che sta rallentando il processo di transizione energetica. 

Raggiungere la neutralità climatica è un dovere che tutti gli Stati devono avere come priorità nelle agende per evitare  danni irreversibili a livello economico, ambientale e per la salute. Su questo fronte anche il nostro Paese è impegnato nel percorso della transizione energetica attraverso gli obiettivi definiti dal Pniec, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030, una vera road map che si prefigge di allineare il nostro paese alle direttive europee in tema di ambiente ed energia.

Turbine Capstone a GPL: la soluzione migliore per abbattere i costi energetici

Quella tra Capstone Green Energy e IBT Group si conferma ancora una volta come una partnership vincente nel settore dell’efficientamento energetico in Italia. Un ulteriore step in tali termini sono le turbine Capstone nella versione a GPL.

I VANTAGGI DEL COMBUSTIBILE A GPL

  • Il GPL, non essendo legato al mercato del gas naturale, non è stato soggetto alle stesse dinamiche dei prezzi; infatti, mentre il gas naturale è aumentato del 1000% con punte al 1500%, il GPL è aumentato “solo” del 30-40%, configurandosi come la soluzione migliore per ottenere ottimi risparmi economici utilizzando le turbine Capstone Green Energy in co-trigenerazione;
  • L’utilizzo delle stesse applicazioni GPL con motori alternativi a pistoni non sono possibili, prova ne è che gli stessi costruttori di tali motori stanno informando i clienti che questa tecnologia tradizionale, non ammette l’utilizzo del GPL;
  • È possibile la conversione di turbine già esistenti e funzionanti con il gas naturale all’utilizzo del GPL.

IBT Group sta già sviluppando determinati progetti con il GPL come alternativa di primo piano, avendo l’obbiettivo di restituire redditività agli impianti esistenti che altrimenti dovrebbero essere limitati o addirittura spenti, poiché antieconomici nel loro attuale funzionamento a gas naturale.

IL SODALIZIO TRA IBT GROUP E CAPSTONE GREEN ENERGY

Capstone Green Energy, società californiana fondata nel 1988 e leader mondiale nella produzione di sistemi energetici cogenerativi con microturbine a gas, di cui IBT Group è distributore esclusivo per il mercato italiano, conta più di 100 brevetti registrati e 9.000 installazioni in oltre 80 paesi, di cui oltre 250 installate da IBT Group stesso. Tra i numerosi vantaggi della tecnologia oil-free di Capstone Green Eenergy, di origine aeronautica, rientrano anche la modulazione del carico elettrico dallo 0 al 100%, la ridotta emissione di inquinanti in atmosfera (NOx < 18mg/Nmc e CO < 50 mg/Nmc, le più basse oggi disponibili), le basse vibrazioni ed emissioni sonore ed i bassi costi di manutenzione, con la garanzia di 8.600 ore di lavoro annuali continuative.

Aiuti alle industrie che investono in efficientamento: per le PMI saranno più alti

È con un comunicato stampa del 25 agosto scorso che il Ministro Giorgetti ha annunciato la firma di nuovi decreti, tra cui anche quello per rafforzare i contratti di sviluppo, applicando le disposizioni del temporary framework adottato dalla Commissione europea presente nella sezione 2.6 del Quadro temporaneo degli aiuti di Stato a seguito della crisi ucraina. Questo decreto prevede il regime agevolato per gli investimenti e i progetti industriali che permettano di ottenere una riduzione di emissioni di gas serra e di energia, all’interno di una cornice di decarbonizzazione e implementazione dei processi di efficientamento energetico, anche alla luce dei tagli ai consumi resi necessari dal conflitto ucraino.

Sono soddisfatto per l’ulteriore risultato ottenuto in favore delle aziende danneggiate dagli effetti della guerra che ora potranno contare su altre misure che agevolano programmi e innovazioni per la tutela ambientale“, ha sottolineato Giorgetti. “Unendo le forze e utilizzando in maniera diversa gli strumenti a disposizione siamo in grado di sostenere meglio la nostra industria in un periodo particolarmente difficile, stretta tra gli effetti negativi del conflitto in Ucraina e il caro energia”.

Il Mise prevede quindi una agevolazione per gli investimenti e i progetti che riusciranno a portare ad una riduzione di almeno il 40% delle emissioni inquinanti di CO2 prodotta da imprese che utilizzano energia ottenuta da combustibili fossili, attraverso processi di elettrificazione dei sistemi produttivi o con l’introduzione di fonti alternative come l’idrogeno rinnovabile ed elettrolitico. L’agevolazione potrà essere applicata anche ottenendo una riduzione di almeno il 20% del consumo di energia in relazione alle attività sovvenzionate.

Il provvedimento, pronto per la registrazione alla Corte dei Conti, dispone di allocare risorse economiche dal Fondo sviluppo e coesione nella misura di 1,5 miliardi per le domande dei contratti di sviluppo già presentate e 500 milioni di euro per i nuovi progetti, e ha inoltre semplificato alcuni aspetti per accelerare l’iter amministrativo necessario per ottenere la concessione delle sovvenzioni, anche per tutti quei contratti che non si fondano sul regime temporaneo UE.

Gli incentivi, validi fino al 30 giugno 2023 e non cumulabili con altri tipi di aiuti, possono arrivare a coprire fino al 40% dei costi ammessi, ma per le medie imprese la percentuale sale al 50% e arriva al 60% per le piccole imprese. Qualora gli investimenti dell’azienda portino a ridurre le emissioni di almeno il 55% e a tagliare il consumo di energia di almeno il 25%, l’aiuto statale aumenta di un altro 15%.

Le condizioni per poter accedere a queste agevolazioni riguardano, oltre alle percentuali di riduzione di CO2 e dei consumi energetici, anche le tempistiche di realizzazione dei sistemi di efficientamento. Tutti gli impianti di produzione che verranno finanziati, infatti, dovranno essere in funzione entro 24 mesi dalla concessione oppure, nel caso di impiego di idrogeno rinnovabile ed elettrolitico, entro 30 mesi dal finanziamento. Qualora ci sia un ritardo nella messa in funzione, l’azienda subirà un taglio dell’incentivo per ogni mese di dilazione.

Un caso particolare riguarda poi le imprese che rientrano nel sistema ETS di scambio di quote di emissioni di gas serra. Per queste aziende la riduzione delle emissioni deve essere inferiore al tetto che il sistema ha fissato per l’ottenimento gratuito delle quote.

Tutti questi provvedimenti rappresentano un importante strumento di politica industriale che permette alle aziende e soprattutto alle PMI di far fronte alla crisi legata al conflitto e di procedere nel percorso di decarbonizzazione e transizione energetica secondo le linee e i dettami indicati dall’Unione Europea.